Skip to main content

Smartphone per lo screening della fibrillazione atriale. I risultati dello studio eBRAFE-AF

A cura di Rebecca De Fiore By 28 Agosto 2022No Comments
Dai congressiNews
fibrillazione atriale smartphone

In una sessione del congresso 2022 dell’European Society of Cardiology sono stati presentati i risultati dello studio eBRAVE-AF, che hanno mostrato come lo screening della fibrillazione atriale tramite smartphone raddoppi il tasso di rilevamento e trattamento nelle persone anziane rispetto allo screening di routine. Il potenziale dell’utilizzo di smart devices per lo screening su larga scala della fibrillazione atriale era già stato dimostrato ma è la prima volta che si indaga l’utilità di questo approccio in una popolazione per cui l’utilizzo delle tecnologie digitali può essere difficoltoso e il suo confronto diretto con le strategie di screening standard.

Lo studio eBRAVE-AF è uno studio randomizzato condotto su soggetti di età compresa tra i 50 e i 90 anni, a rischio di ictus e in possesso di uno smartphone. Per poter partecipare questi non dovevano avere nessuna fibrillazione atriale nota, nessuna prescrizione di anticoagulanti orali e un punteggio CHA2DS2-VASc ≥1 negli uomini e ≥2 nelle donne. Sono state così arruolate 5.551 persone, con età media di 65 anni e di cui il 31% donne. I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale a una strategia di screening della fibrillazione atriale digitale (2.860 persone) o a una strategia di screening convenzionale (2.691 persone) di sei mesi. Il gruppo che utilizzava lo smartphone ha scaricato una app certificata che permetteva di misurare le irregolarità del ritmo cardiaco utilizzando la fotopletismografia (PPG). È stato chiesto loro di misurare il proprio ritmo cardiaco due volte al giorno per 14 giorni. In caso di risultati anomali ai partecipanti veniva inviato un cerotto registra-ECG: i ricercatori potevano così valutare il risultato dell’ECG ed eventualmente indirizzarli al proprio medico per ricevere il trattamento più adeguato.

L’endpoint primario era costituito da una diagnosi di fibrillazione atriale entro sei mesi e il relativo avvio a una terapia anticoagulante orale. L’endpoint primario si è verificato in 38 partecipanti (1,33%) nel braccio digitale e 17 (0,63%) nel braccio convenzionale (OR 2,12; CI 95% 1,19–3,76; p=0,010).

Coloro che non hanno raggiunto l’endpoint primario sono stati invitati a prendere parte a una seconda fase di studio di ulteriori sei mesi con assegnazione incrociata rispettivamente allo screening convenzionale o digitale. Ciò ha dato a tutti i partecipanti l’opportunità di sottoporsi a screening digitale, aumentando la potenza statistica e consentendo la convalida dei risultati primari. Ha preso parte alla seconda fase di studio un totale di 4.752 (85,6%) partecipanti. Anche in questo caso, lo screening tramite smartphone è risultato più efficace dello screening convenzionale nel rilevare una fibrillazione atriale poi trattata con anticoagulante orale (33 su 2.387 contro 12 su 2.365 partecipanti; OR 2,95; IC 95% 1,52–5,72; p=0,001).

Axel Bauer, docente alla Innsbruck Medical University, ha dichiarato: “Abbiamo scoperto che lo screening digitale è stato ben accolto dai partecipanti più anziani, che tendevano a eseguire ancora più misurazioni PPG rispetto ai partecipanti più giovani”. Come già detto per i risultati dello studio SCREEN-AF, sono necessari ulteriori studi per capire se la maggiore capacità diagnostica emersa dallo studio eBRAVE-AF possa trasformarsi in un reale beneficio clinico in termini di ictus, mortalità e sanguinamenti.