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Il monitoraggio continuo con loop recorder non riduce il rischio di ictus

A cura di Rebecca De Fiore By 29 Agosto 2021Febbraio 22nd, 2022No Comments
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loop recorder

Secondo i risultati dello studio LOOP, appena presentato al congresso 2021 dell’European Society of Cardiology, il monitoraggio continuo del ritmo cardiaco mediante loop recorder impiantabile – con indicazione alla terapia anticoagulante in caso di rilevata fibrillazione atriale – non previene l’ictus nei soggetti a rischio.

I partecipanti allo studio (n=6.004) – con un’età media di 74,7 anni e il 47,3% di donne – sono stati randomizzati in un rapporto 1 : 3 per ricevere un monitoraggio ECG continuo (n=1.501), grazie all’inserimento sottocutaneo di un loop recorder, o cure standard (n=4.503). Ogni notte tutti gli ECG che indicavano anomalie del ritmo cardiaco, tra cui la fibrillazione atriale, venivano trasferiti a un server per la valutazione da parte dei medici: in caso di riscontro di una fibrillazione atriale di durata superiore a sei minuti ai pazienti veniva consigliato di iniziare la terapia anticoagulante orale. Il gruppo sottoposto alle cure standard, invece, aveva diritto a una consultazione telefonica con un’infermiera una volta all’anno. La durata del monitoraggio è stata di 39,3 mesi e il periodo di follow-up di 64,5 mesi.

L’outcome primario dello studio era il tempo per l’endpoint combinato di ictus o embolia arteriosa sistemica. La fibrillazione atriale è stata diagnosticata in 477 partecipanti (31,8%) nel gruppo di monitoraggio e 550 (12,2%) nel gruppo di controllo (HR 3,17; CI 95% 2,81-3,59; p<0,001). Il trattamento con anticoagulanti orali è stato iniziato in 445 partecipanti (29,7%) nel gruppo di monitoraggio e 591 (13,1%) nel gruppo di controllo (HR 2,72; CI 95% 2,41-3,08; p<0,001). L’esito primario si è verificato in 318 partecipanti, di cui 67 (4,5%) nel gruppo di monitoraggio (0,88 eventi per 100 pazienti-anno; CI 95% 0,68-1,12) e 251 (5,6%) nel gruppo di controllo (1,09 eventi per 100 pazienti-anno; CI 95%0,96-1,24). Dunque, nessuna differenza significativa tra i due gruppi (HR 0,80; CI 95% 0,61-1,05; p=0,11). La morte cardiovascolare, invece, si è verificata in 43 partecipanti (2,9%) nel gruppo di monitoraggio rispetto a 157 (3,5%) nel gruppo di controllo (HR 0,83; CI 95% 0,59-1,16; p = 0,27) e la morte per qualsiasi causa si è verificata in 168 partecipanti (11,2%) nel gruppo di monitoraggio rispetto a 507 (11,3%) nel gruppo di controllo (HR 1,00; CI 95% 0,84-1,19; p=1,00).

Jesper Hastrup Svendsen, autore principale dello studio e docente presso il Copenhagen University Hospital –Rigshospitalet, ha dichiarato: “In una popolazione di pazienti ad alto rischio, la fibrillazione atriale è stata rilevata e trattata molto più spesso in coloro che erano sottoposti a monitoraggio ECG continuo. Abbiamo riscontrato una riduzione del 20% non significativa del rischio di ictus, non accompagnata da una riduzione simile della mortalità cardiovascolare. Sono necessari ulteriori studi ma i nostri risultati potrebbero suggerire che non tutte le fibrillazioni atriali valgono lo screening e non tutte le fibrillazioni atriali rilevate attraverso il loop recorder meritano un trattamento con anticoagulanti orali”.

Rebecca De Fiore