
Nei pazienti con scompenso cardiaco a frazione di eiezione preservata (HFpEF), con o senza diabete, un trattamento con l’inibitore di SGLT2 empagliflozin riduce il rischio di andare incontro a un endpoint composito di morte cardiovascolare e ospedalizzazioni per scompenso cardiaco rispetto a un placebo. Sono stati presentati oggi nel corso dell’edizione 2021 del Congresso dell’European Society of Cardiology e pubblicati simultaneamente sul New England Journal of Medicine i risultati del trial EMPEROR-Preserved, i quali fanno di empagliflozin il primo agente in grado di portare un beneficio statisticamente significativo in questa classe di pazienti (1).
I dati dello studio sono stati poi integrati con quelli del trial EMPEROR-Reduced, che aveva indagato l’efficacia del trattamento nei pazienti con scompenso cardiaco a frazione di eiezione ridotta, in una pooled analysis (EMPEROR-Pooled) che ha messo in evidenza l’efficacia dell’inibitore di SGLT2 in tutti i pazienti con una frazione di eiezione inferiore al 65%.
Il primo trattamento per lo scompenso cardiaco a frazione di eiezione preservata
Il trial EMPEROR-Preserved ha reclutato 5.988 pazienti sintomatici con scompenso cardiaco a frazione di eiezione preservata (>40%), con o senza diabete di tipo 2, provenienti da 622 centri distribuiti in 23 Paesi. I criteri di inclusione prevedevano concentrazioni elevate di NT-proBNP (superiori a 300 pg/mL nei soggetti senza fibrillazione atriale e superiori a 900 pg/mL in quelli con fibrillazione atriale) e evidenze di un danno cardiaco strutturale o di una precedente ospedalizzazione per scompenso cardiaco. I partecipanti sono stati divisi, mediante procedura di randomizzazione e con un rapporto 1:1, in due gruppi: uno sottoposto a una terapia con 10 mg giornalieri di empagliflozin e uno sottoposto a un placebo, in entrambi i casi in aggiunta ai trattamenti impiegati nell’ambito dello scompenso cardiaco HFpEF. L’endpoint primario era costituito da una misura composita di morte cardiovascolare o ospedalizzazioni per scompenso cardiaco mentre quelli secondarii dalle sole ospedalizzazioni per scompenso cardiaco e dal tasso di riduzione del filtrato glomerulare (eGFR).
L’età media dei soggetti reclultati (45% donne) era di 72 anni, con una frazione di eiezione media pari al 54%. Al follow up medio di 26 mesi l’endpoint primario è occorso in 415 dei 2.997 (13%) pazienti in trattamento con empagliflozin e in 511 dei 2.991 (17,1%) pazienti sottoposti al placebo (6,9 vs 8,7 eventi l’anno ogni 100 pazienti; HR 0,79; p = 0,0003), con un number-needed-to-treat di 31. L’effetto è stato riscontrato in tutti i sottogruppi pre-specificati, inclusi i soggetti con o senza diabete e quelli con una frazione di eiezione inferiore al 50%, tra il 50% e il 60% e superiore al 60%. Per quanto riguarda gli endpoint secondari, invece, il numero totale di ospedalizzazioni è risultato significativamente inferiore nel gruppo in trattamento con emppagliflozin (HR 0,73; p<0,001), così come il tasso di riduzione di eGFR (-1,25 vs -2,62 ml/min/1,73m2/anno; p<0,0001).
In termini di sicurezza, infine, si sono registrati eventi avversi gravi in 1.436 pazienti trattati con empagliflozin (47,9%) e in 1.543 pazienti sottoposti al placebo (51,6%). Tali eventi hanno portato all’interruzione della somministrazione in 571 pazienti del gruppo sperimentale (19,1%) e 551 pazienti del gruppo di controllo (18,4%). Infezioni non complicate genitali o del tratto urinario e ipotensione sono risultate più frequenti nel gruppo trattato con empagliflozin.
EMPEROR-Pooled: empagliflozin nei pazienti con frazione di eiezione ridotta o preservata
I risultati del trial EMPEROR-Preserved sono stati poi integrati con quelli del trial EMPEROR-Reduced, che aveva dimostrato l’efficacia di empagliflozin nel trattamento dei pazienti con scompenso cardiaco a frazione di eiezione ridotta (<40%), nell’ambito della pooled analysis EMPEROR-Pooled. I due trial erano stati infatti condotti in parallelo con protocolli, modalità di refertaggio, centri coinvolti e comitati amministrativi praticamente identici.
I risultati della pooled analysis, basata su un totale di 9.718 pazienti, hanno messo in evidenza l’efficacia di empagliflozin nel ridurre le ospedalizzazioni per scompenso cardiaca, con una riduzione del rischio pari a circa il 30% in entrambi gli studi. L’effetto è risultato simile per tutti i valori di frazione di eiezione fino al 65%, attenuandosi poi per le percentuali più elevate. In termini di outcome renali maggiori, invece, empagliflozin è risultato efficace nel trial EMPEROR-Reduced ma non nell’EMPEROR-Preserved. “Presi insieme questi risultati dimostrano i benefici di empagliflozin in tutti i pazienti con scompenso cardiaco a frazione di eiezione ridotta o preservata – ha commentato Milton Packer del Baylor University Medical Center di Dallas, che ha presentato i risultati della pooled analysis al Congresso ESC – inclusi quelli attualmente non trattati con nessun agente efficace”.
Fabio Ambrosino
Bibliografia
1. Anker S et al. Empagliflozin in Heart Failure With a Preserved Ejection Fraction (EMPEROR-Preserved). N Engl J Med. 10.1056/NEJMoa2107038.