
Nei pazienti con scompenso cardiaco, le vaccinazioni antinfluenzali e anti-pneumococco risultano associate a un minor numero di ricoveri ospedalieri seguiti da decesso. Lo dimostra uno studio che ha analizzato la relazione tra scompenso cardiaco e vaccini su quasi 3 milioni di pazienti statunitensi presentato al meeting annuale dell’European Society of Cardiology, che quest’anno si svolge in modalità virtuale a causa dell’emergenza COVID-19.
I ricercatori coordinati da Karthik Gonuguntla dell’University of Connecticut hanno preso in esame il database National Inpatient Sample (NIS) e analizzato i dati di 2.912.137 pazienti con scompenso cardiaco ospedalizzati negli Usa tra 2010 e 2014. Solo l’1,4% dei pazienti risultava vaccinato contro l’influenza e la stessa percentuale, l’1,4%, era vaccinata contro lo pneumococco. Un peccato, perché i tassi di mortalità sono risultati molto inferiori tra i pazienti vaccinati contro l’influenza (1,3%) e contro lo pneumococco (1,2%) rispetto a quelli riscontrati tra i pazienti non vaccinati (3,6%).
Spiega Gonuguntla: “Il nostro studio fornisce solidità alle campagne per la vaccinazione di pazienti con scompenso cardiaco. Campagne che hanno ottenuto finora risultati molto modesti, purtroppo. Ma sebbene molti pazienti abbiano negli anni passati rifiutato vaccini sicuri ed efficaci, sono fiducioso che la pandemia di COVID-19 abbia cambiato la percezione del ruolo delle vaccinazioni nella salvaguardia della nostra salute”.
David Frati