
Nei pazienti fragili, anziani e con insufficienza renale, un trattamento con l’anticoagulante orale edoxaban si associa a un tasso ridotto di sanguinamenti ed emorragie intracraniche. Nel corso del meeting virtuale dell’European Society of Cardiology sono stati presentati i dati dell’aggiornamento a un anno di quattro sottoanalisi del registro europeo e globale ETNA-AF sull’impiego di questo NAO nella pratica clinica, nel quale sono stati arruolati più di 26.000 soggetti con fibrillazione atriale.
La prima delle quattro analisi presentate ha preso in considerazione i 13.092 pazienti del registro ETNA-AF-Europe e ha messo a confronto outcome clinici e punteggi di rischio dei pazienti fragili e anziani rispetto a quelli dei pazienti non fragili o più giovani. I risultati hanno evidenziato come il tasso di emorragie intracraniche sia comunque basso, a prescindere dallo stato di fragilità o dall’età. In particolare, questo evento avverso si è verificato nello 0,15% dei soggetti fragili e nello 0,27% dei soggetti non fragili. Al contrario, i pazienti fragili sono risultati associati a un tasso più elevato di sanguinamenti maggiori e morte.
La seconda analisi, anche questa basata sui soggetti inclusi nel registro ETNA-AF-Europe, ha invece valutato gli outcome clinici di 13.021 pazienti con insufficienza renale. Nei tre gruppi considerati, classificati in base ai livelli di clearance della creatinina, il trattamento con edoxaban è risultato associato – secondo la valutazione degli sperimentatori – a una bassa incidenza di emorragie intracraniche e ictus emorragico. In particolare, un’emorragia intracranica si è verificata nello 0,18%, 0,32% e 0,17% dei soggetti rispettivamente con malattia renale da moderata a grave (CrCl≤50 mL/min), malattia renale lieve (CrCl (50-80) mL/min) e funzionalità renale normale (CrCl≥80 mL/min). L’ictus emorragico, invece, si è verificato rispettivamente nello 0,04%, 0,17% e 0,10% dei casi.
Le altre due analisi presentate al congresso ESC erano riferite al registro ETNA-AF Global. La prima ha messo in evidenza come l’incidenza di emorragie intracraniche risulti bassa in tutte le classi di età mentre il rischio di morte cardiovascolare aumenti all’aumentare dell’età, anche se in modo minore rispetto alla mortalità per tutte le cause. Infine, l’ultima analisi ha valutato la sicurezza e l’ efficacia di edoxaban quando somministrato alla dose raccomandata o non raccomandata. Dai risultati è emerso che nella maggior parte dei pazienti questo anticoagulante viene prescritto alla dose raccomandata ma c’è una tendenza a prescriverlo a una dose non raccomandata quando i valori di clearance della creatinina o il peso corporeo sono vicini ai limiti raccomandati per la riduzione della dose.
Fabio Ambrosino