
La colchicina riduce il rischio di eventi cardiovascolari maggiori in pazienti con malattia coronarica cronica. È quanto è emerso dai risultati dello studio LoDoCo2, presentato al meeting virtuale dell’European Society of Cardiology. “Nell’arco di un decennio, più di un malato di cuore su tre ha un altro infarto o ictus o morirà a causa di patologie cardiache nonostante l’assunzione di farmaci preventivi”, ha affermato Mark Nidorf di Genesis Care, tra gli autori della ricerca. “Il nostro studio – continua – mostra che il dato potrebbe essere ridotto a uno su quattro somministrando basse dosi di colchicina”.
Questo agente è stato utilizzato fin dall’antichità per curare l’infiammazione e oggi è un farmaco generico utilizzato contro gli attacchi di gotta. Il farmaco inibisce anche diverse vie infiammatorie note per essere importanti nell’aterosclerosi. Lo studio pilota LoDoCo (Low Dose Colchine) aveva già suggerito che l’assunzione una volta al giorno di 0,5 mg di colchina era sicura ed efficace per la prevenzione di eventi cardiovascolari in pazienti con malattia coronarica.
A partire da questo risultato, i ricercatori del LoDoCo2 hanno randomizzato 5.552 pazienti con malattia coronarica cronica e risultati tolleranti nei confronti della colchicina, per ricevere questo agente o un placebo in aggiunta alla terapia antitrombotica e ipolipemizzante. L’endpoint primario era costituito da una misura composita di morte cardiovascolare, infarto del miocardio, ictus ischemico o rivascolarizzazione coronarica ischemia-correlata. Durante un follow-up mediano di quasi 30 mesi, l’endpoint primario si è verificato in 187 pazienti (il 6,8%) del gruppo trattato con la colchicina e in 264 pazienti (il 9,6%) del gruppo trattato con placebo. Analizzando separatamente i diversi parametri inclusi nell’endpoint primario è emerso un tasso significativamente ridotto di infarti del miocardio e rivascolarizzazioni coronariche ischemia-correlata nei pazienti sottoposti al trattamento con colchicina.
Più del 90% dei pazienti era tollerante alla colchicinal. Tra quelli intolleranti, invece, la maggior parte ha riportato sintomi gastrointestinali transitori. Nei pazienti randomizzati nello studio, la colchicina a basso dosaggio è risultata ben tollerata a lungo termine: il tasso di interruzione permanente è stato basso (<10%) e simile a quello dei pazienti che prendevano il placebo. Durante un follow-up massimo di cinque anni, la colchicina a basso dosaggio non è risultata associata ad alcun evento avverso grave: la neutropenia e la miotossicità erano rare e non più frequenti con l’assunzione del farmaco rispetto al placebo. Non sono poi stati riscontrati effetti sfavorevoli con la terapia combinata con statine anche a dosi elevate. Anche il rischio di infezione che portava al ricovero in ospedale, alla morte o a un cancro non era diverso dal placebo.
“I risultati dello studio LoDoCo2 stabiliscono che la colchicina potrebbe essere una nuova opzione per la prevenzione a lungo termine di eventi cardiovascolari nei pazienti con malattia coronarica cronica”, ha concluso Nidorf.
Rebecca De Fiore