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Controllo del ritmo per l’FA, quando iniziare la terapia?

By 29 Agosto 2020Settembre 15th, 2021No Comments
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Controllo del ritmo

Nei pazienti con fibrillazione atriale di nuova diagnosi una precoce terapia per il controllo del ritmo potrebbe associarsi a esiti clinici migliori. È questa la conclusione del trial EAST-AFNET 4, i cui risultati sono stati presentati oggi nel corso del meeting virtuale dell’European Society of Cardiology.

Lo studio ha preso in considerazione 2.789 pazienti con almeno due patologie cardiovascolari che avevano ricevuto una diagnosi di fibrillazione atriale da meno di un anno, reclutati tra il 2011 e il 2016 in 125 centri distribuiti in 11 Paesi, i quali sono stati randomizzati per ricevere una precoce terapia per il controllo del ritmo o un trattamento standard. Quelli inclusi nel gruppo sperimentale sono stati trattati con farmaci antiaritmici o sottoposti a una procedura di ablazione transcatetere (su scelta del team locale). La terapia per il controllo del ritmo è stata intensificata nei casi di documentata – clinicamente o tramite ECG (compresi sistemi gestiti autonomamente dai pazienti) – fibrillazione atriale ricorrente. I pazienti del gruppo di controllo, invece, sono stati sottoposti a controllo della frequenza e veniva loro somministrata una terapia per il controllo del ritmo solo in caso di sintomi gravi manifestatisi nonostante una frequenza ottimale. L’endpoint primario di efficacia era costituito da una misura composita di morte cardiovascolare, ictus, peggioramento dello scompenso cardiaco e sindrome coronarica acuta, mentre quello secondario dal numero di notti passate in ospedale in un anno. L’endopoint primario di sicurezza era invece rappresentato da un composito di ictus, morte per tutte le cause e eventi avversi gravi legati alla terapia per il controllo del ritmo.

Al follow up medio di 5,1 anni l’endpoint primario si è verificato in 249 pazienti del gruppo sperimentale e in 316 pazienti del gruppo di controllo, una differenza risultata statisticamente significativa sulla base delle caratteristiche del disegno sperimentale (HR 0.79; p=0.005). In generale, la riduzione del rischio assoluto per i pazienti sottoposti a precoce terapia per il controllo del ritmo è risultata pari a 1,1% l’anno. Il beneficio clinico associato al trattamento sperimentale è stato riscontrato in tutti i sottogruppi, inclusi i soggetti asintomatici e quelli senza scompenso cardiaco. Al contrario, non sono emerse differenza tra i due gruppi per quanto riguarda l’endpoint secondario costituito dal numero di notti passate in ospedale e l’endpoint primario di sicurezza. “Iniziare una terapia per il controllo del ritmo subito dopo aver ricevuto la diagnosi di fibrillazione atriale riduce le complicazioni cardiovascolari senza aumentare il numero di notti in ospedale e senza preoccupazione relative alla sicurezza”, ha commentato Paulus Kirchhof dell’University Heart and Vascular Centre UKE Hamburg, che ha presentato i risultati. “Questi i risultati hanno il potenziale per cambiare completamente la pratica clinica per quanto riguarda la terapia per il controllo del ritmo nei pazienti con fibrillazione atriale di nuova diagnosi”.

Fabio Ambrosino