
Un intervento progettato sulle caratteristiche specifiche delle singole comunità e portato avanti da operatori non medici ha permesso di ridurre, in Colombia e Malesia, il rischio cardiovascolare a un anno nei pazienti con ipertensione di nuova diagnosi o scarsamente controllata. I risultati dello studio HOPE-4 sono stati presentati all’edizione 2019 del Congresso dell’European Society of Cardiology, in corso a Parigi.
In totale, lo studio HOPE-4 ha reclutato 1.371 pazienti di età superiore a 50 anni provenienti da 30 comunità distribuite sui territori di Colombia e Malesia. Di queste, 16 hanno sono state randomizzate e sottoposte a assistenza standard mentre le restanti 14 sono state sottoposte per un anno a un intervento integrato. Questo era costituito da:
1 – Screening di comunità per individuare casi di ipertensione di nuova diagnosi o scarsamente controllata;
2 – Inizio e monitoraggio dei trattamenti più controllo dei molteplici fattori di rischio da parte di operatori non medici attraverso un algoritmo di gestione basato sull’utilizzo di tablet e sedute di counselling;
3 – Trattamenti gratuiti basati su farmaci anti-ipertensivi e statine raccomandati da operatori non medici sotto la supervisione di personale medico;
4 – Individuazione di un “sostenitore del trattamento” (un familiare o un amico) al fine di favorire l’aderenza alle terapie e ai cambiamenti nello stile di vita.
L’outcome primario, costituito dalle variazioni dalla baseline al dodicesimo mese nel Framingham Risk Score (stima del rischio cardiovascolare a 10 anni), è risultato ridotto dell’11,2% nelle comunità sottoposte all’intervento integrato (riduzione del rischio relativo del 34,2%; p<0,001). Un dato, questo, che corrisponde a una riduzione del 75% rispetto alle comunità che costituivano il gruppo di controllo. Inoltre, sempre rispetto alle comunità sottoposte ad assistenza standard, è emersa una riduzione di 11,5 mmHg della pressione sistolica e una di 0,4 mmol/L dei livelli di colesterolo LDL, entrambe significative. Infine, anche la porzione di pazienti con ipertensione controllata è risultata superiore nelle comunità del gruppo sperimentale (69%) rispetto a quello del gruppo di controllo (31%). “Tutte le componenti dell’intervento sono risultate fondamentali per il beneficio osservato”, ha commentato Jon-David Schwalm della McMaster University, responsabile della ricerca. “Il nostro intervento è innovativo in quanto, avendo adottato un approccio sistemico, è più efficace della somma delle sue parti”.
Fabio Ambrosino