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AFIRE: rivaroxaban in monoterapia o con un antiaggregante?

By 2 Settembre 2019Settembre 15th, 2021No Comments
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AFIRE rivaroxaban

Il trial AFIRE ha dimostrato che rivaroxaban in monoterapia non è inferiore alla terapia di combinazione con rivaroxaban e un antiaggregante nei pazienti con fibrillazione atriale e malattia coronarica stabile che non necessitino di PCI o abbiano subito PCI o innesto di bypass di arteria coronarica da più di 1 anno. I risultati sono stati presentati al Congresso annuale dell’European Society of Cardiology (ESC), in corso a Parigi.

I ricercatori del trial AFIRE, coordinati da Satoshi Yasuda del National Cerebral and Cardiovascular Centre di Suita, in Giappone, hanno randomizzato 2236 pazienti a monoterapia con rivaroxaban o alla combinazione rivaroxaban + antiaggregante. A causa dei tassi di mortalità per tutte le cause significativamente più elevati nel braccio combinazione (3,37% vs 1,85%; HR 0,55; 95% CI da 0,38 a 0,81), il trial è stato interrotto nel luglio 2018, con un follow-up medio di 24,1 mesi.

Spiega Yasuda: “Questi dati supportano la raccomandazione contenuta nelle linee guida di utilizzare gli anticoagulanti orali in monoterapia evitando la terapia antiaggregante nei pazienti con fibrillazione atriale e malattia coronarica stabile. Esiste ancora un gap tra le linee guida e la pratica clinica, perché un importante numero di pazienti continua ad essere trattato con la combinazione rivaroxaban + antiaggregante”.

La durata della terapia antiaggregante nei pazienti con fibrillazione atriale e malattia coronarica stabile o a un anno dalla PCI è al centro di un grande dibattito e i dati derivanti da trial clinici randomizzati sono un contributo prezioso, ma sono purtroppo ancora insufficienti.

David Frati