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Mortalità cardiovascolare, più elevata nei Paesi a medio reddito

By 11 Dicembre 2019Aprile 22nd, 2022No Comments
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Mortalità cardiovascolare reddito

Secondo un report pubblicato sull’European Heart Journal, tra i Paesi membri dell’European Society of Cardiology quelli a medio reddito sono i più colpiti dalla morbilità e dalla mortalità cardiovascolare  (1).

Panos Vardas – chief strategy officer per l’European Heart Agency, Bruxelles – ha commentato: “I dati statistici enfatizzano la necessità di attuare politiche di prevenzione per le patologie cardiovascolari (CVD) nei Paesi a medio reddito data la loro minor capacità di accesso alle moderne tecniche terapeutiche specifiche per l’apparato cardiovascolare, a causa dei costi proibitivi. L’accessibilità agli impianti di valvola transcatetere, alle tecniche complesse per il trattamento di malattie arteriosclerotiche coronariche e al trapianto di cuore, varia enormemente”.

Il report ha valutato l’impatto delle morti dovute alle CVD nei 57 paesi membri dell’ESC, tenendo conto delle infrastrutture, delle terapie disponibili e delle considerevoli differenze nelle possibilità di accesso alle moderne tecniche diagnostiche e terapeutiche. Le differenze tra Stati a medio e alto reddito in termini di mortalità cardiovascolare hanno messo in evidenza, nei primi:

  • un più alto tasso di morti premature (sotto i 70 anni di età) dovuto alle CVD;
  • una maggiore percentuale di anni di vita potenzialmente persi a causa delle CVD;
  • una maggiore incidenza, standardizzata per età, di malattie coronariche e infarto.

Inoltre, le analisi fatte in relazione al sesso hanno mostrato che rispetto alle donne, gli uomini presentano:

  • una maggior incidenza di morti dovute alle CVD sia nei paesi ad alto (283 vs 410 ogni 100.000 abitanti) che in quelli a medio reddito (790 vs 1.022 ogni 100.000 abitanti);
  • una maggior incidenza (132 vs 235,9 ogni 100.000 abitanti) e prevalenza (1.895 vs 2.665 ogni 100.000 abitanti) di malattie coronariche;
  • una maggior incidenza (130,3 vs 159,9 ogni 100.000 abitanti) e prevalenza di ictus (1.272 vs 1.322 ogni 100.000 abitanti).

Questo risulta in un raddoppiamento degli anni persi dovuto alle CVD: 3.219 vs 5,925.

Altri dati statistici degni di nota sono:

  • l’82% delle morti dovute alle CVD sono provocate da malattie coronariche e ictus;
  • gli anni di vita persi dovuti alle CVD sono nettamente diminuiti negli ultimi 27 anni, e solo in 2 paesi a medio reddito è stato registrato, invece, un incremento.

“Le CVD – ha sottolineato Adam Timmis, uno degli autori del report – sono la causa più comune per le morti premature (sotto i 70 anni di età) negli uomini, mentre per le donne è il cancro. I fattori di rischio potenzialmente reversibili, come l’alta pressione sanguigna, il colesterolo elevato e le cattive abitudini, ad esempio una vita sedentaria e una cattiva dieta,  rappresentano degli ottimi indici che richiamano  l’inegualità riportata in questo report” ha aggiunto inoltre, “L’obiettivo dell’OMS (3) di abbassare del 25% la mortalità dovuta alle CVD, al  cancro, al diabete e alle malattie respiratorie croniche entro il 2025 è di difficile attuazione, dati i risultati di questo report: si è registrato non solo un modesto calo delle CVD ma anche un’allarmante incremento della mortalità in alcuni Stati”.

Vasilica Manole

Bibiliografia

  1. Timmis A, Townsend N, Gale CP, et al. European Society of Cardiology: ESC Cardiovascular Disease Statistics 2019. European Heart Journal 2019; doi:10.1093/eurheartj/ehz859.
  2. World Health Organization. Non-communicable diseases: campaign for action – meeting the NCD targets.