
Secondo un report pubblicato sull’European Heart Journal, tra i Paesi membri dell’European Society of Cardiology quelli a medio reddito sono i più colpiti dalla morbilità e dalla mortalità cardiovascolare (1).
Panos Vardas – chief strategy officer per l’European Heart Agency, Bruxelles – ha commentato: “I dati statistici enfatizzano la necessità di attuare politiche di prevenzione per le patologie cardiovascolari (CVD) nei Paesi a medio reddito data la loro minor capacità di accesso alle moderne tecniche terapeutiche specifiche per l’apparato cardiovascolare, a causa dei costi proibitivi. L’accessibilità agli impianti di valvola transcatetere, alle tecniche complesse per il trattamento di malattie arteriosclerotiche coronariche e al trapianto di cuore, varia enormemente”.
Il report ha valutato l’impatto delle morti dovute alle CVD nei 57 paesi membri dell’ESC, tenendo conto delle infrastrutture, delle terapie disponibili e delle considerevoli differenze nelle possibilità di accesso alle moderne tecniche diagnostiche e terapeutiche. Le differenze tra Stati a medio e alto reddito in termini di mortalità cardiovascolare hanno messo in evidenza, nei primi:
- un più alto tasso di morti premature (sotto i 70 anni di età) dovuto alle CVD;
- una maggiore percentuale di anni di vita potenzialmente persi a causa delle CVD;
- una maggiore incidenza, standardizzata per età, di malattie coronariche e infarto.
Inoltre, le analisi fatte in relazione al sesso hanno mostrato che rispetto alle donne, gli uomini presentano:
- una maggior incidenza di morti dovute alle CVD sia nei paesi ad alto (283 vs 410 ogni 100.000 abitanti) che in quelli a medio reddito (790 vs 1.022 ogni 100.000 abitanti);
- una maggior incidenza (132 vs 235,9 ogni 100.000 abitanti) e prevalenza (1.895 vs 2.665 ogni 100.000 abitanti) di malattie coronariche;
- una maggior incidenza (130,3 vs 159,9 ogni 100.000 abitanti) e prevalenza di ictus (1.272 vs 1.322 ogni 100.000 abitanti).
Questo risulta in un raddoppiamento degli anni persi dovuto alle CVD: 3.219 vs 5,925.
Altri dati statistici degni di nota sono:
- l’82% delle morti dovute alle CVD sono provocate da malattie coronariche e ictus;
- gli anni di vita persi dovuti alle CVD sono nettamente diminuiti negli ultimi 27 anni, e solo in 2 paesi a medio reddito è stato registrato, invece, un incremento.
“Le CVD – ha sottolineato Adam Timmis, uno degli autori del report – sono la causa più comune per le morti premature (sotto i 70 anni di età) negli uomini, mentre per le donne è il cancro. I fattori di rischio potenzialmente reversibili, come l’alta pressione sanguigna, il colesterolo elevato e le cattive abitudini, ad esempio una vita sedentaria e una cattiva dieta, rappresentano degli ottimi indici che richiamano l’inegualità riportata in questo report” ha aggiunto inoltre, “L’obiettivo dell’OMS (3) di abbassare del 25% la mortalità dovuta alle CVD, al cancro, al diabete e alle malattie respiratorie croniche entro il 2025 è di difficile attuazione, dati i risultati di questo report: si è registrato non solo un modesto calo delle CVD ma anche un’allarmante incremento della mortalità in alcuni Stati”.
Vasilica Manole
Bibiliografia
- Timmis A, Townsend N, Gale CP, et al. European Society of Cardiology: ESC Cardiovascular Disease Statistics 2019. European Heart Journal 2019; doi:10.1093/eurheartj/ehz859.
- World Health Organization. Non-communicable diseases: campaign for action – meeting the NCD targets.