
Lo studio CLARIFY, i cui risultati sono stati presentati al Meeting annuale dell’European Society of Cardiology e pubblicati contemporaneamente sull’European Heart Journal, mostrano come nei pazienti con coronaropatia stabile l’angina si associa a una scarsa prognosi cardiovascolare, ma solo in quelli che hanno già avuto in precedenza un infarto del miocardio.
Lo studio, osservazionale e longitudinale, è stato condotto in 394 centri distribuiti in 45 Paesi, per un totale di 32.703 pazienti con coronaropatia stabile reclutati tra il 2009 e il 2010. La presenza di una patologia coronarica era definita dalla presenza di almeno uno dei seguenti fattori: precedente infarto del miocardio o rivascolarizzazione effettuata almeno 3 mesi prima del reclutamento, evidenze di un’ischemia miocardica sintomatica, stenosi superiore al 50% rilevata mediante esame angiografico. Complessivamente, il tasso a 5 anni dell’endpoint composito di morte cardiovascolare o infarto del miocardio è risultato dell’8%, variando dal 5,5% dell’Asia al 10,6% dell’America Centrale e del Sud. Tra i pazienti che avevano già avuto in precedenza un infarto del miocardio, quelli che hanno riportato angina sono risultati associati a una probabilità maggiore (11,8%) di andare incontro all’endpoint composito rispetto a quelli che non l’hanno riportata (8,2%). Tuttavia, nei pazienti senza una storia di infarto del miocardio la presenza di angina non è risultata essere un fattore prognostico significativo: la probabilità di andare incontro all’endpoint composito è risultata del 6,3% nei pazienti con angina e del 6,4% in quelli senza angina. “I risultati del CLARIFY confermano che i pazienti con un precedente infarto del miocardio hanno un rischio cardiovascolare più elevato – ha commentato Emmanuel Sorbets dell’Hospital Avicenne di Bobigny – ma aggiungono un dato nuovo: l’angina rappresenta un fattore prognostico solo nei pazienti con un precedente infarto del miocardio. Questi, quindi, costituiscono un sotto-gruppo di pazienti facilmente identificabile che dovrebbe essere sottoposto a un trattamento preventivo più intenso”.
Fabio Ambrosino
▼Sorbets E, Fox Km, Elbez Y, et al. Long-term outcomes of chronic coronary syndrome worldwide: insights from the international CLARIFY registry. European Heart Journal 2019; doi:10.1093/eurheartj/ehz660