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HFrEF, nessun beneficio dalla riduzione del rigurgito mitralico

By 27 Agosto 2018Settembre 15th, 2021No Comments
Dai congressi
rigurgito mitralico

La procedura di riparazione percutanea del rigurgito mitralico secondario non comporta un reale beneficio clinico nei pazienti con scompenso cardiaco e ridotta frazione d’eiezione. È questa la conclusione a cui è giunto lo studio MITRA-FR, i cui risultati sono stati presentati al Meeting annuale dell’European Society of Cardiology in corso a Monaco di Baviera e pubblicati sul New England Journal of Medicine.

La procedura di riparazione percutanea viene spesso utilizzata nei casi di scompenso cardiaco in cui il ventricolo sinistro si dilata a tal punto da non permettere alla valvola mitralica di chiudersi completamente, determinando un ritorno parziale del sangue nell’atrio sinistro (rigurgito mitralico secondario). I ricercatori hanno quindi indagato gli effetti di questa strategia terapeutica, in termini di mortalità e di ospedalizzazioni, su un campione di 304 pazienti provenienti da 37 ospedali francesi e caratterizzati da una ridotta frazione d’eiezione del ventricolo sinistro (compresa tra il 15% e il 40%), i quali sono stati seguiti per un follow-up di 12 mesi. Di questi, metà  è stata sottoposta all’intervento di riparazione percutanea del rigurgito mitralico mentre la restante metà è andata a costituire il gruppo di controllo, trattato mediante terapia medica.  

I più del 90% dei soggetti del gruppo sperimentale la procedura è stata eseguita con successo – il rigurgito mitralico è risultato significativamente ridotto – e non si sono manifestati problemi in termini di sicurezza. Tuttavia, non sono emerse differenze tra i due gruppi per quanto riguarda l’endpoint primario dello studio, costituito dal verificarsi di ospedalizzazioni non programmate o dal decesso del soggetto nel corso dei 12 mesi successivi la procedura di randomizzazione (55% vs 52%, p=0,53). “La riduzione del rigurgito mitralico ottenuto attraverso l’intervento non si è tradotto in un beneficio clinico per i pazienti con scompenso cardiaco, quindi non c’è ragione di effettuare la procedura di riparazione percutanea in questi soggetti”, ha commentato Jean-Francois Obadia, ricercatore del Civil Hospices di Lione e principal investigator dello studio. “Altri trial randomizzati sono necessari per valutare se questa strategia possa invece essere utile in particolari sottogruppi di soggetti”.

Fabio Ambrosino

* Obadia JF, Messika-Zeitoun D, Leurent G, et al. Percutaneous Repair or Medical Treatment for Secondary Mitral Regurgitation. New England Journal of Medicine 2018; DOI: 10.1056/NEJMoa1805374