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ESC 2017: sonno ed eventi cardiovascolari, quale relazione?

By 30 Agosto 2017Settembre 8th, 2021No Comments
Dai congressi
Barcelona 11

Esiste una relazione tra la presenza di specifici disturbi del sonno e il rischio di essere vittima di un ictus o di una cardiopatia ischemica? Sì, a giudicare dai risultati di uno studio presentato al Congresso annuale dell’European Society of Cardiology (ESC) che ha coinvolto 12876 abitanti della città di Hiroshima (Giappone). Dai dati è infatti emersa un’associazione tra la qualità del sonno e la probabilità di andare incontro a determinate patologie cardiovascolari.

I ricercatori hanno preso in considerazione 6762 uomini e 6114 donne giunti in ospedale per un check-up annuale. Di questi, 773 avevano una storia di cardiopatie ischemiche (infarto miocardico e/o angina), 560 erano stati vittima di un ictus (emorragia intracranica e/o infarto cerebrale) mentre i restanti 11543 non avevano una storia pregressa di patologie cardiovascolari. Sono stati esclusi dallo studio i pazienti dalla cui anamnesi erano emerse sia cardiopatie ischemiche che ictus. Le caratteristiche del sonno sono state valutate attraverso il Pittsburgh Sleep Quality Index (PSQI), un questionario autosomministrato composto da 19 item che analizza sette diverse componenti: scarsa qualità percepita, latenza prolungata, breve durata, bassa efficienza, difficoltà a mantenere il sonno, utilizzo di sonniferi, disfunzioni diurne. Ogni componente viene valutata da 0 a 3, con un punteggio superiore a 2 a indicare un disturbo specifico. Un punteggio PSQI complessivo (dato dalla somma delle sette componenti) superiore o uguale a 6 è considerato invece indice di un “sonno di scarsa qualità”, evidenza riscontrata nel 52% dei pazienti con cardiopatie ischemiche, nel 48% di quelli con ictus e nel 37% dei soggetti che non riportavano patologie cardiovascolari. Punteggi PSQI superiori a 6 sono risultati associati in modo significativo alla probabilità di aver avuto un infarto miocardico e/o un angina (OR, 1.71; p <0.0001) e di essere stati vittime di emorragia intracranica e/o infarto cerebrale (OR, 1.45; p <0.0001). In particolare, è emersa una relazione tra le componenti relative a una scarsa qualità del sonno percepita, una latenza prolungata, una bassa efficienza, l’utilizzo di sonniferi e la presenza sia di cardiopatie ischemiche che di ictus, mentre una difficoltà a mantenere il sonno, una breve durata del sonno e le disfunzioni diurne sono risultate associate solo ai casi di patologie ischemiche.

È la prima volta disturbi specifici del sonno vengono messi in relazione a patologie cardiovascolari diverse. “È interessante notare che solo i pazienti con cardiopatie ischemiche riportano difficoltà a mantenere il sonno e a dormire a lungo”, ha commentato Nobuo Sasaki, responsabile della ricerca presso l’ Hiroshima Atomic Bomb Casualty Council. “La difficoltà nel mantenimento riflette un’aumentata frammentazione del sonno che si associa a frequenti risvegli e può causare un’iperattivazione del sistema nervoso simpatico e dell’asse adrenocorticale”.

Fabio Ambrosino

▼ Sasaki N, Ozono R, Teramen K, et al. Poor sleep and cardiovascular disease: different pattern of sleep disturbance in ischemic heart disease and stroke. Presentato al Congresso annuale dell’European Society of Cardiology (ESC), 29 agosto 2017, Barcellona
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