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ESC 2017: serve un trattamento upstream della fibrillazione atriale

By 27 Agosto 2017Settembre 15th, 2021No Comments
Dai congressi
NAO fibrillazione atriale

Nei pazienti con fibrillazione atriale un trattamento “upstream” per il controllo del ritmo cardiaco basato sulla gestione dei principali fattori di rischio cardiovascolare e composto da interventi comportamentali e terapia farmacologica assieme è efficace e sicuro e soprattutto superiore al solo trattamento farmacologico. Lo sostengono i primi dati dello studio RACE 3, presentati a Barceklona durante la seconda giornata del Congresso annuale dell’European Society of Cardiology (ESC).

Spiega Michiel Rienstra, direttore dell’University Medical Centre di Groningen: “Nella maggior parte dei pazienti, la fibrillazione atriale è in parte causata da comorbilità come ipertensione, scompenso cardiaco, obesità. La FA è una patologia progressiva e nonostante le opzioni farmacologiche che abbiamo disposizione il mantenimento a lungo termine di un normale ritmo cardiaco sinusale è assai complicato, a causa del rimodellamento strutturale dell’atrio sinistro del cuore. Un trattamento upstream può rallentare questo rimodellamento e aiutarci a prevenire la progressione della fibrillazione atriale”.

Nell’ambito del trial RACE 3 un team internazionale di ricercatori ha preso in esame 250 pazienti con recente diagnosi di fibrillazione atriale persistente e scompenso cardiaco da lieve a moderato già schedulati per cardioversione elettrica. I pazienti sono stati randomizzati a terapia convenzionale del controllo del ritmo cardiaco con o senza trattamento upstream basato su quattro fattori di rischio in aggiunta (attività fisica e dieta; terapia con antagonisti recettoriali dei mineralcorticoidi; terapia con statine; terapia connACE-inibitori o sartani).

Dopo 1 anno di follow up, il ritmo sinusale era presente nel 75% dei pazienti de gruppo “upstream” e nel 63% dei pazienti del gruppo “convenzionale”. Commenta Rienstra: “Non solo questo tipo di approccio si è rivelato più efficace di quello convenzionale, ma la terapia upstream ci consente di ottenere miglioramenti sostanziali in tutti i fattori di rischio CVD interessati”.

David Frati