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ESC 2017: nuovi dati dal trial ENGAGE AF-TIMI 48

By 29 Agosto 2017Settembre 8th, 2021No Comments
Dai congressi

L’anticoagulante orale edoxaban è altrettanto efficace ma più sicuro di warfarin per tutti i pazienti affetti da fibrillazione atriale non valvolare, anche quelli a più alto rischio di ictus o eventi embolici sistemici secondo la scala CHADS2DS2-VASc. Lo dimostra una sottoanalisi dei dati del trial clinico ENGAGE AF-TIMI 48 (Effective aNticoaGulation with factor XA next GEneration in Atrial Fibrillation), presentata al Congresso annuale dell’European Society of Cardiology (ESC), in corso a Barcellona.

I risultati generali di ENGAGE AF-TIMI 48 avevano già dimostrato che, nei pazienti con FANV, edoxaban in monosomministrazione giornaliera fosse altrettanto efficace di warfarin per la prevenzione di ictus o di eventi embolici sistemici, e che al contempo riducesse significativamente il rischio di sanguinamenti. Oltre ad approfondire il profilo rischio-beneficio di edoxaban nella prevenzione dell’ictus, questa nuova sottoanalisi dimostra che edoxaban, all’aumentare del rischio tromboembolico, garantisce una riduzione assoluta dei sanguinamenti (inclusi i sanguinamenti maggiori, emorragie intracraniche e ospedalizzazioni per patologie cardiovascolari) ancora maggiore rispetto ai pazienti trattati con warfarin; i risultati di sicurezza rimangono infatti invariati anche in pazienti con un punteggio più alto di CHA2DS2VASc (p-int=0,99 per sanguinamenti maggiori).

“Ridurre il rischio di ictus è di vitale importanza per una gestione efficace della fibrillazione atriale non valvolare. I dati di edoxaban in pazienti a diversi livelli di rischio possono aiutare molto gli specialisti nella pratica clinica, consentendo loro di prendere la decisione migliore per i singoli pazienti”, ha spiegato Joris De Groot, ricercatore dell’Università di Amsterdam e principale autore dello studio.

Le analisi del trial ENGAGE AF-TIMI 48 confermano e supportano le Linee guida ESC 2016 per la gestione della FA, che raccomandano l’utilizzo degli anticoagulanti orali diretti come ampiamente preferibili agli antagonisti della vitamina K, quale il warfarin, per la prevenzione dell’ictus nei pazienti con FANV, proprio grazie alla riduzione del rischio di sanguinamenti che questo tipo di trattamento comporta.