
Qual è il ruolo dei nuovi anticoagulanti orali (NAO, in inglese NOACs) nel complesso panorama del trattamento della fibrillazione atriale oggi? Quale impatto hanno e dovrebbero avere le caratteristiche dei pazienti sulla scelta del NAO da utilizzare? Quali evidenze della letteratura devono essere prese in considerazione per raggiungere i migliori outcome nella pratica clinica quotidiana? Se lo sono domandato alcuni esperti internazionali durante l’affollato simposio “The Changing Landscape of Oral Anticoagulation for Atrial Fibrillation”, svoltosi a Barcellona nell’ambito del Congresso annuale dell’European Society of Cardiology (ESC), in corso nella città catalana, e coordinato da Andreas Götte, Professore di Cardiologia al St. Vincent Hospital di Paderborn.
Jeffrey I. Weitz, Direttore del Thrombosis & Atherosclerosis Research Institute della McMaster University di Hamilton, ha spiegato: “La gestione del paziente con fibrillazione atriale è molto cambiata negli ultimi tempi grazie alla disponibilità dei NAO. L’utilizzo di questa classe di farmaci è in forte espansione e il loro ruolo nel trattamento delle patologie cardiovascolari è oggetto naturalmente di numerosi trial”. Molti fra questi riguardano edoxaban, inibitore diretto del fattore Xa. Weitz si è soffermato in particolare su due trial ongoing, ENTRUST-AF PCI (The EdoxabaN TReatment VersUS Vitamin K Antagonist in PaTients With Atrial Fibrillation Undergoing Percutaneous Coronary Intervention) ed ENVISAGE-TAVI AF (The EdoxabaN Versus standard of care and theIr effectS on clinical outcomes in pAtients havinG undergone Transcatheter Aortic Valve Implantation – Atrial Fibrillation): “I dati che verranno raccolti ci aiuteranno a stabilire con precisione il ruolo in evoluzione dei NAO nei pazienti con fibrillazione atriale avviati a procedure interventistiche cardiache”, ha concluso Weitz.
Robert P. Giugliano, Professore associato di Medicina alla Harvard Medical School, ha invece focalizzato la sua attenzione sul trial ENGAGE AF-TIMI 48: “Si tratta del più vasto trial clinico randomizzato realizzato finora su un NAO. Mette a confronto edoxaban con warfarin nei pazienti con fibrillazione atriale. L’analisi di alcuni sottogruppi ha evidenziato come la sicurezza e l’efficacia di edoxaban siano consistenti in un ampio range di pazienti, compresi quelli a rischio elevato come i pazienti più anziani, con disfunzione renale, con storia di ictus o attacco ischemico transitorio, uso concomitante di terapia antipiastrinica singola, alto rischio di cadute, storia di scompenso cardiaco, valvulopatie, diabete oppure patologie oncologiche in corso. La sida è utilizzare i dati per scegliere il trattamento più appropriato per i singoli pazienti”.
Ha chiuso il simposio Christoph Bode, Direttore della Klinik für Kardiologie und Angiologie 1 dell‘Universitäts-Herzzentrum di Friburgo: “Ormai il trattamento con NOA è preferito a quello con warfarin in sempre più pazienti. Ciononostante, rimane un punto centrale la scelta dell’anticoagulante ottimale per la prevenzione dell’ictus nel trattamento della fibrillazione atriale. E per sciogliere questo nodo occorre un approccio centrato sul paziente. I criteri di aggiustamento di dose valutati nei trial clinici sui NAO dovrebbero essere seguiti, tenendo naturalmente conto di fattori quali la funzionalità renale, l’età, il rischio emorragico, le comorbilità cardiovascolari, il rischio di ictus e persino le preferenze dei nostri pazienti