
Grande eccitazione durante l’affollata seconda giornata del Congresso annuale dell’European Society of Cardiology (ESC), in corso a Barcellona, la suscitano i dati dello studio CANTOS (Canakinumab Anti-Inflammatory Thrombosis Outcomes Study) sull’inibitore di IL-1β canakinumab, molto promettenti sia in ambito cardiovascolare che oncologico, tanto da meritare la pubblicazione rispettivamente su New England Journal of Medicine e Lancet.
L’aspetto innovativo dello studio CANTOS risiede nell’approccio, nel target terapeutico. Spiega Paul M. Ridker, direttore del Center for Cardiovascular Disease Prevention del Brigham and Women’s Hospital di Boston: “Per la prima volta siamo in grado di dimostrare con certezza che ridurre i processi infiammatori, indipendentemente dai livelli di colesterolo, riduce anche il rischio cardiovascolare. Questa certezza ha molte implicazioni e apre la porta ad un nuovo modo di trattare i nostri pazienti. Prendendo come target l’infiammazione siamo in grado di migliorare significativamente gli outcome soprattutto in certi gruppi di pazienti, quelli a rischio più elevato”.
Lo studio CANTOS è un trial randomizzato in doppio cieco placebo-controllato di fase III disegnato per valutare l’efficacia dell’anticorpo monoclonale canakinumab – in combinazione con una terapia standard – nella prevenzione secondaria di eventi cardiovascolari. I ricercatori coordinati da Paul M. Ridker hanno randomizzato 10.061 pazienti con storia di eventi cardiovascolari, livelli elevati di proteina C-reattiva (hsCRP) e in trattamento con statine a ricevere 50, 150 o 300 mg sottocutanei ogni tre mesi di canakinumab o placebo.
È emerso che il trattamento con canakinumab 150 o 300 mg riduce il rischio di un evento cardiovascolare maggiore come infarto e ictus (l’endpoint primario dello studio, i cosiddetti “major adverse cardiovascular events” o MACE) rispettivamente del 15 e del 14%, senza impattare minimamente sul quadro lipidico del paziente. Unico effetto collaterale importante il pericolo di infezione potenzialmente fatale in 1 paziente su 1000.
Un cambio di prospettiva clinica molto interessante e da esplorare con nuovi studi, certo. Ma i dati che fanno più rumore sono altri: l’analisi esplorativa ha evidenziato un calo del 51% nei decessi per tutti i tipi di tumore nei partecipanti allo studio. In particolare una riduzione del 77% della mortalità per tumore del polmone e un calo del 67% nell’incidenza del tumore del polmone nel gruppo di pazienti trattati con 300mg di canakinumab. Tali effetti sono dose-dipendenti.
Commenta Ridker: “Nella mia vita ho vissuto finora due ere distinte nella prevenzione cardiovascolare. Prima abbiamo compreso l’importanza di dieta, esercizio fisico, cessazione del fumo di tabacco. Poi abbiamo apprezzato l’impatto enorme dei farmaci ipolipidemizzanti, come le statine. Ora si apre la porta su una nuova era. In quanto cardiologo e studioso della biologia dei processi infiammatori, il mio interesse primario è l’ambito cardiovascolare. Ma il trial CANTOS si è rivelato capace di approfondire un link che ben conoscevamo, quello tra infiammazione e tumori. I dati ci suggeriscono la possibilità di usare canakinumab per rallentare la progressione dei tumori, ma questi sono soltanto dati esplorativi e hanno bisogno di conferme”.
David Frati
# Ridker PM, Everett BM, Thuren T, et al. Antiinflammatory therapy with canakinumab for atherosclerotic disease. N Engl J Med 2017 ; DOI: 10.1056/NEJMoa1707914
Ridker PM, et al. Effect of interleukin-1ß inhibition with canakinumab on incident lung cancer in patients with atherosclerosis: exploratory results from a randomised, double-blind placebo-controlled trial. The Lancet 2017; S0140-6736(17)32247-X.