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NAO: risultati di registri “real world” e aderenza alla terapia

By 8 Ottobre 2015Settembre 17th, 2021No Comments
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Nel corso del Congresso ESC 2015 a Londra, sono stati presentati i risultati di cinque analisi retrospettive basate su dati “real world” in pazienti con fibrillazione atriale non valvolare (FANV).

Gli studi hanno confrontato apixaban vs warfarin, rivaroxaban e dabigatran nel contesto della pratica clinica quotidiana in termini di incidenza di sanguinamenti maggiori e ospedalizzazione o riospedalizzazione a 30 giorni per sanguinamento.

Nelle tre analisi che hanno preso in considerazione l’incidenza di sanguinamenti maggiori, la terapia con apixaban è risultata associata ad una significativa diminuzione di questi eventi rispetto a warfarin o rivaroxaban, mentre non sono state rilevate sostanziali differenze tra apixaban e dabigatran.

Le altre due analisi hanno valutato tutte le cause di ospedalizzazione o riospedalizzazione a 30 giorni per sanguinamento tra pazienti naive con FANV. I pazienti in trattamento con apixaban hanno mostrato un rischio di ospedalizzazione inferiore rispetto a quelli in terapia con rivaroxaban o dabigatran, e una minore incidenza di riospedalizzazione a 30 giorni per sanguinamento rispetto a quelli in trattamento con rivaroxaban, ma senza particolari differenze rispetto ai pazienti trattati con dabigatran.

Marino Scherillo (Dipartimento CardioScienze, A.O. Gaetano Rummo di Benevento) sottolinea come tali dati, rilevati tramite un’analisi statistica molto rigorosa, consolidino quanto già acquisito in termini di efficacia, sicurezza e aderenza dalle nuove terapie anticoagulanti. Questi registri, infatti, forniscono preziose indicazioni sull’impiego di apixaban nella pratica clinica, soprattutto sotto il profilo della sicurezza, e un riscontro molto importante ai risultati dei trial randomizzati controllati.

 

Commentano positivamente la rilevanza di questi dati anche Andrea Di Lenarda (Azienda per l’Assistenza Sanitaria 1, Ospedale Maggiore e Università degli Studi di Trieste)

 

e Francesco Pelliccia (Dipartimento di Scienze Cardiovascolari, Sapienza Università di Roma), il quale aggiunge che comunque il disegno di trial come ARISTOTLE, che ha arruolato pazienti di ogni tipologia, consente già un’assimilabilità molto elevata alla pratica clinica quotidiana.

 

In tema di compliance alla nuova terapia anticoagulante, è stato realizzato un programma educazionale interattivo (AEGEAN) volto a migliorare l’aderenza alla terapia con apixaban nei primi 6 mesi di trattamento. Gilles Montalescot (Istituto di Cardiologia, Centro Ospedaliero-Universitario Pitié-Salpetriére di Parigi) ha presentato i risultati dello studio i quali, tuttavia, non hanno evidenziato sostanziali differenze rispetto alla percentuale di compliance, comunque già elevata (88%). Sono dati che meritano sicuramente ulteriori riflessioni – commenta Marino Scherillo – anche se l’elevata compliance è probabilmente associata alle caratteristiche di questa nuova classe di farmaci che – come spiega Francesco Pelliccia – non necessitano di aggiustamenti posologici e quindi di monitoraggio frequente come le precedenti terapie anticoagulanti orali.

A cura di Livia Costa (redazione)