
L’uso regolare di marijuana potrebbe associarsi a un aumento del rischio di scompenso cardiaco. È quanto emerge dalle anticipazioni di uno studio osservazionale prospettico che sarà presentato nel corso dell’edizione 2023 del meeting annuale dell’American Heart Association, in programma dall’11 al 13 novembre a Philadelphia.
Il tema è di particolare interesse negli Stati Uniti dove l’uso della marijuana sta diventando sempre più popolare alla luce del numero crescente di stati che ne hanno legalizzato l’uso per finalità ricreative oltre che mediche. Tuttavia, le implicazioni sono rilevanti anche per il contesto italiano dove si stima (dati Istat) un numero di consumatori pari a circa sei milioni.
I ricercatori hanno seguito 156.999 partecipanti del programma di ricerca dei National Insitutes of Health All of Us che non avevano scompenso cardiaco al momento del reclutamento. L’età media dei partecipanti era di 54 anni, il 60,9% era di sesso femminile alla nascita e il 70,7% si identificava come appartenente all’etnia caucasica.
Questi hanno compilato un questionario relativo alla frequenza del loro uso di marijuana (escludendo l’uso per motivi medici) e sono stati seguiti per quasi 45 mesi. I dati relativi all’uso, va sottolineato, non specificavano se la marijuana veniva inalata o mangiata.
L’analisi – che ha tenuto conto di fattori demografici ed economici, uso di alcol, fumo e altri fattori di rischio cardiovascolare come il diabete di tipo 2, l’ipertensione, il colesterolo elevato e l’obesità – ha messo in evidenza un aumento del 34% del rischio di sviluppare scompenso cardiaco nelle persone che avevano riferito di usare quotidianamente marijuana rispetto a coloro che avevano riferito di non farne uso.
Aggiungendo all’analisi anche le patologie coronariche il rischio di scompenso cardiaco è sceso dal 34% al 27%, suggerendo un possibile ruolo di queste condizioni nella relazione tra uso giornaliero di marijuana e rischio di scompenso cardiaco.
“I nostri risultati dovrebbero incoraggiare più ricercatori a studiare l’uso della marijuana per comprendere meglio le sue implicazioni sulla salute, specialmente sul rischio cardiovascolare”, ha commentato Bene-Alhasan, tra gli autori dello studio. “Vogliamo fornire alla popolazione informazioni di alta qualità sull’uso della marijuana e aiutare a orientare le decisioni politiche a livello statale, educare i pazienti e guidare gli operatori sanitari”.