A cura di Leonardo De Luca, Dipartimento di Scienze Cardiovascolari dello European Hospital di Roma
L’angio-tomografia è utile nello screening della coronaropatia nei pazienti diabetici?

Joseph Muhlestein
Lo studio FACTOR-64, presentato da Joseph Muhlestein (Intermountain Medical Center, University of Utah, Murray, UT), ha valutato l’utilizzo dell’angiografia coronarica tomografica computerizzata (CCTA) per lo screening della coronaropatia in 900 pazienti asintomatici con diabete mellito di tipo 1 o 2. I pazienti sono stati randomizzati allo screening con CCTA (n=452) o allo standard di cura ottimale del diabete secondo le attuali linee guida (n=448) con i seguenti target: livelli di emoglobina glicata <7.0%, colesterolo LDL <100 mg/dL, pressione arteriosa sistolica <130 mmHg. Ad un follow-up medio di 4 anni, i risultati hanno dimostrato che l’incidenza dell’endpoint primario composito (morte per ogni causa, infarto miocardico non fatale o angina instabile che richiedesse un ricovero) non era statisticamente differente tra il gruppo CCTA e il gruppo controllo (6.2% vs 7.6%; HR 0.80, IC 95% 0.49–1.32]; P=0.38). Anche l’incidenza dell’endpoint secondario costituito dagli eventi ischemici cardiovascolari avversi maggiori non differiva tra i due gruppi (4.4% vs 3.8%: HR 1.15 [IC 95% 0.60–2.19]; P=0.68).
Gli autori hanno quindi concluso il loro intervento dichiarando che i risultati di questo trial non supportano l’uso della CCTA come screening routinario in questa popolazione ad alto rischio, anche considerando gli elevati costi e il rischio radiologico correlato alla CCTA.
I risultati dello studio sono stati pubblicati online first su JAMA.
La prevenzione primaria con aspirina in Oriente

Kazuyuki Shimada
Il Japanese Primary Prevention Project (JPPP), presentato da Kazuyuki Shimada (Shin-Oyama City Hospital, Tochigi), ha valutato l’efficacia dell’aspirina (100 mg/die) in prevenzione primaria in 14.464 pazienti con età compresa tra 60 ed 85 anni affetti da ipertensione arteriosa, dislipidemia o diabete mellito reclutati in 1007 centri giapponesi tra marzo 2005 e giugno 2007. In questi pazienti, seguiti per 6.5 anni, è stata valutata l’incidenza dell’endpoint primario composito di morte per cause cardiovascolari, ictus ed infarto miocardico non fatale. Lo studio è stato interrotto precocemente dopo una mediana di follow-up di 5 anni per futilità. In entrambi i gruppi (aspirina e placebo) sono stati registrati solo 56 eventi fatali. I pazienti che hanno presentato un ictus non fatale sono stati 114 nel gruppo aspirina e 108 nel gruppo placebo; di contro 20 hanno avuto un infarto non fatale nel gruppo aspirina vs 38 nel gruppo placebo. L’analisi di regressione logistica ha suggerito che il rischio di sviluppare un evento compreso nell’endpoint primario era maggiore negli uomini rispetto alle donne (HR 1.41, IC 95% 1.14–1.74]; P=0.002). Gli autori hanno inoltre sottolineato che esiste la possibilità che lo studio sia risultato negativo per il basso potere statistico piuttosto che per un reale mancato beneficio dell’aspirina in prevenzione primaria.
I risultati dello studio sono stati pubblicati online first su JAMA.