
Una porzione considerevole dei video che su TikTok offrono consigli su come gestire l’ipertensione non si basa su evidenze scientifiche. Al contrario, molti promuovono (o vendono) approcci alternativi privi di alcun fondamento scientifico. È quanto emerge da un’analisi realizzata da un gruppo di studenti della West Virginia University e della The George Washington University, i cui risultati completi saranno presentati nel corso di ACC.22, il meeting annuale dell’American College of Cardiology in programma dal 2 al 4 aprile 2022.
TikTok è un social network che permette di pubblicare e vedere brevi video, tipicamente della durata di 10-60 secondi (anche se è possibile caricare fino a 10 minuti di video). Dal momento del suo lancio, nel 2017, TikTok ha acquisito una popolarità sempre maggiore, raggiungendo a oggi circa un miliardo di utenti mensili, metà dei quali di età inferiore a 30 anni. Come accaduto con diverse altre piattaforme, anche su TikTok esistono moltissimi account che trattano principalmente temi legati alla medicina e alla salute.
I ricercatori della West Virginia University e della The George Washington University hanno preso in considerazione tutti i video in lingua inglese incentrati sul tema dell’ipertensione (quelli che riportavano gli hashtag #hypertension e #bloodpressure) pubblicati nel corso di una singola giornata: l’11 ottobre 2021. In totale sono stati inclusi nell’analisi 91 video, scelti tra quelli presenti nella lista dei 100 più visti per ogni hashtag.
Dai risultati è emerso che, sebbene il 90% circa dei video si presentava come educativo, il 14% era categorizzato come promozionale. Inoltre, una parte considerevole dei contenuti in questione non era basato su evidenze scientifiche solide. La dieta, ad esempio, era menzionata nel 43% dei video. L’esercizio fisico, un altro elemento fondamentale per il controllo dell’ipertensione, solo nel 5%.
Al contrario, il 14% faceva riferimento a trattamenti medici e il 42% a strategie alternative non basate su evidenze scientifiche come integratori a base di erbe, agopuntura e tecniche di messaggio. “È facile soddisfare il desiderio dei pazienti di risolvere il proprio problema in modo più semplice o di non usare farmaci”, ha commentato Arka Chatterje, docente dell’University of Arizona che ha supervisionato la ricerca.
Guardando nel dettaglio le caratteristiche degli account che avevano pubblicato i contenuti oggetto della ricerca è poi emerso che meno della metà dei video analizzati era stato creato da un operatore sanitario. Di questi, infine, solo il 22% era medico e solo il 5% specialista in cardiologia. “Come professionisti dell’assistenza sanitaria dobbiamo comprendere che i pazienti non leggono la letteratura scientifica che leggiamo noi”, ha sottolineato Nanda Siva, studentessa di medicina della West Virginia University School of Medicine , tra gli autori della ricerca. “Non solo dobbiamo aumentare la nostra presenza sui social media, dobbiamo anche comunicare queste informazioni in un modo che abbiano senso per loro. […] Poichè la popolazione che invecchia sta diventando sempre più attiva sui social media, queste sono le informazioni che vedranno più spesso”.