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Sacubitril/valsartan dopo un infarto miocardico? Il trial PARADISE-MI

A cura di Fabio Ambrosino By 15 Maggio 2021Novembre 11th, 2021No Comments
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Nei pazienti sopravvissuti a un infarto miocardico un trattamento con sacubitril/valsartan non riduce il rischio di scompenso cardiaco o di morte cardiovascolare rispetto all’ACE inibitore ramipril. È quanto emerge dai risultati del trial PARADISE-MI, presentati nel corso della prima giornata di ACC.21 e pubblicati sul New England Journal of Medicine (1).

Il trial PARADISME-MI ha preso in considerazione 5.669 pazienti, provenienti da 41 Paesi, sopravvissuti a un infarto miocardico avvenuto non più di una settimana prima del reclutamento. Nessuno dei soggetti valutati soffriva di scompenso cardiaco ma erano tutti considerati ad alto rischio per la ridotta capacità di pompaggio del cuore, la presenza di liquido nei polmoni o per altri fattori di rischio. La maggior parte dei pazienti era già in trattamento prima dell’evento con terapie quali antiaggreganti, antipertensivi o farmaci per ridurre il colesterolo.

Dopo l’infarto miocardico metà dei soggetti è stata assegnata a un trattamento con sacubitril/valsartan mentre l’altra metà è stata sottoposta a una terapia con l’ACE inibitore ramipril. L’endpoint primario di efficacia era costituito da una misura composita di morte cardiovascolare, ospedalizzazioni per scompenso cardiaco o sviluppo di uno scompenso cardiaco sintomatico. Gli endpoint secondari, invece, erano costituiti da: morte cardovascolare o ospedalizzazione per scompenso cardiaco; ospedalizzazione per scompenso cardiaco o trattamento ambulatoriale per uno scompenso cardiaco; morte cardiovascolare, infarto miocardico non fatale o ictus non fatale; morte cardiovascolare e ospedalizzazioni totali per scompenso cardiaco, infarto miocardico o ictus; morte per tutte le cause.

I risultati al follow up medio a 23 mesi hanno messo in evidenza una riduzione del 10% della probabilità di andare incontro all’endpoint composito di efficacia nei pazienti. Una riduzione, questa, risultata non significativa da un punto di vista statistico. Il tasso di eventi avversi è risultato paragonabile tra i due gruppi, senza differenze significative per quanto riguarda angioedemi, livelli anormali di potassio, insufficienza renale o anomalie epatiche. I pazienti in trattamento con sacubitril/valsartan dopo l’infarto miocardico sono risultati associati a un tasso leggermente superiore di ipotensione, mentre quelli in trattamento con ramipril hanno sviluppato più frequentemente tosse.

Fabio Ambrosino

Bibliografia

1. Pfeffer MA, Claggett B, LEwis EF, et al. Angiotensin Receptor–Neprilysin Inhibition in Acute Myocardial Infarction. N Engl J Med 2021; 385:1845-1855