
Nei pazienti sottoposti ad angioplastica (PCI), una monoterapia antiaggregante con l’inibitore del P2Y12 ticagrelor dopo un singolo mese di terapia antipiastrinica doppia risulta, rispetto all’approccio tradizionale, non inferiore e altrettanto sicura. Sono stati presentati al Meeting annuale dell’American College of Cardiology – tenutosi a New Orleans dal 16 al 18 marzo – i risultati dello studio GLASSY, sottoanalisi del trial GLOBAL LEADERS caratterizzata da un processo di valutazione centralizzato (e non affidato ai singoli centri) degli outcome.
Lo studio GLOBAL LEADERS ha arruolato 15.991 pazienti sottoposti ad angioplastica con uno stent a eluizione di farmaco provenienti da 130 centri, i quali sono stati randomizzati per ricevere un mese di terapia antipiastrinica doppia (ticagrelor 90 mg BID + aspirina 75/100 mg SID) seguito da 23 mesi di monoterapia con ticagrelor 90 mg BID (gruppo sperimentale, n = 3.794) o un trattamento standard caratterizzato da 12 mesi di terapia antipiastrinica doppia (ticagrelor 90 mg BID + aspirina 75/100 mg SID per i soggetti con sindrome coronarica acuta; clopidogrel 75 mg BID + aspirina 75/100 mg SID per i soggetti con coronaropatia stabile) (gruppo di controllo, n = 3.791). La sottoanalisi GLASSY, condotta su 7.585 soggetti provenienti da 20 centri, ha indagato – mediante un processo di valutazione centralizzato – la non inferiorità e la sicurezza del trattamento sperimentale rispetto a quello somministrato ai pazienti del gruppo di controllo. Gli endpoint primari erano costituiti, per l’efficacia, dalla non inferiorità (e se raggiunta, dalla superiorità) di una misura composita di mortalità per tutte le cause, infarto miocardico non fatale, ictus non fatale o urgente terapia di rivascolarizzazione, mentre per quanto riguarda la sicurezza, dalla superiorità nel prevenire emorragie di livello BARC 3 o 5 a 2 anni. Dai risultati è emerso che per in merito all’efficacia il gruppo sperimentale ha raggiunto l’endpoint di non inferiorità (7,1% vs 8,4%, p < 0,001) ma non quello di superiorità (p = 0,0465). Allo stesso modo, non sono emerse differenze tra i due gruppi in termini di emorragie BARC 3 o 5 (2,5% vs 2,5%, p = 0,99). Lo studio mostra quindi che, rispetto all’approccio tradizionale, la scelta di interrompere la terapia antipiastrinica doppia dopo un mese e di continuare con una monoterapia con ticagrelor non espone i pazienti a un rischio maggiore di mortalità per tutte le cause, infarto miocardico non fatale, ictus non fatale, urgente terapia di rivascolarizzazione o di emorragie.
Fabio Ambrosino
▼Valgimigli M, Franzone A, Piccolo R, et al. Impact of Ticagrelor Monotherapy Beyond One Month Versus Conventional Therapy On Adjudicated Ischemic And Bleeding Endpoints Following Drug Eluting Sent Implantation. Primary Results of the GLOBAL LEADERS Adjudication Sub-StudY (GLASSY). Presentato al Meeting 2019 dell’American College of Cardiology.