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Il meglio di ACC.18 secondo gli esperti

By 29 Marzo 2018Settembre 14th, 2021No Comments
Dai congressi

L’edizione 2018 del congresso dell’American College of Cardiology (ACC18), da poco conclusasi a Orlando, ha confermato il passo rapidissimo a cui viaggia il cambiamento nell’ambito della medicina cardiovascolare. Solo nell’ultimo anno infatti si è registrata la cifra record di 46 nuovi farmaci approvati dalla FDA, mentre i nuovi device non sono da meno. Prova di questo fermento è stato il numero mai toccato prima di trial clinici presentati ad ACC18.

Gli opinion leader intervenuti al Congresso ACC hanno isolato sostanzialmente quattro ambiti nei quali la cardiologia promette importanti novità nei prossimi mesi:
‒ il ruolo degli inibitori di PCSK9;
‒ la targetizzazione dell’infiammazione nei trattamenti cardiovascolari;
‒ il consolidamento dell’impianto percutaneo di valvole aortiche e mitraliche;
‒ il ruolo sempre più centrale dei device impiantabili o indossabili e dei dati raccolti da questi dispositivi.

“Il trial ODYSSEY Outcomes su alirocumab in associazione con statine contribuirà a definire in modo decisivo il ruolo dell’inibizione di PCSK9 nella medicina cardiovascolare”, spiega Deepak L. Bhatt, direttore degli Interventional Cardiovascular Programs al Brigham and Women’s Hospital, commentando un late-breaking trial presentato ad ACC18. “Sono arrivati da ODYSSEY dati ancora più importanti di quelli osservati nel trial FOURIER”. “Siamo entrati in una nuova era del trattamento dell’ipercolesterolemia” , commenta Kim A. Eagle, Editor-in-Chief di ACC.org. “Ma grandi novità arrivano anche sul fronte degli anticoagulanti, con l’introduzione nella pratica clinica quotidiana di nuovi farmaci al posto di warfarin nei pazienti con TEV e fibrillazione atriale. Sono ormai numerosi gli studi che confrontano i nuovi anticoagulanti orali per determinarne vantaggi e caratteristiche”.

Nuovi dati dallo studio CANTOS presentati ad ACC18 hanno dimostrato che canakinumab è efficace nel prevenire eventi cardiaci nei pazienti con storia di infarto del miocardio e tassi elevati di proteina C-reattiva ad alta sensibilità (PCR-hs). “Sono risultati che ci danno un anticipo di come potrenno essere i trattamenti futuri in certi pazienti cardiovascolari”, spiega ancora Eagle. Deludenti invece i risultati nel diabete.

“Il più grande impatto sulla qualità dell’assistenza che offriamo ai nostri pazienti però verrà dall’integrazione dei dati”, giura Jagmeet P. Singh, vicedirettore della rivista “JACC: Clinical Electrophysiology”. “Avremo uno shift graduale dalla cura episodica di eventi cardiovascolari ad una “continuous care” che ridurrà significativamente i costi nel lungo periodo e che sarà possibile incrociando i dati che ci arrivano dai device impiantabili o indossabili”. Gestiti da intelligenze artificiali, questi dati forniranno una stratificazione del rischio in tempo reale e consentiranno di intervenire al momento giusto sul paziente giusto. Un utilizzo più diffuso della telemedicina e del monitoraggio in remoto permetterà di ridurre le ospedalizzazioni.

Gli esperti sono convinti che la cardiologia interventistica sia alla vigilia di una rivoluzione paragonabile all’avvento della TAVI: le tecniche di riparazione e di impianto percutaneo della valvola mitralica sono in rapidissimo progresso. Dove invece è necessario uno scatto in più da parte della ricerca, spiega David J. Moliterno, editor-in-chief di “JACC: Cardiovascular Interventions”, è nel trattamento delle patologie valvolari oltre la stenosi aortica: “Mentre il trattamento interventistico delle patologie della valvola aortica ci hanno reso in grado di risolvere la stenosi, il trattamento dell’insufficienza aortica e forse ancor di più delle patologie della valvola mitralica e della valvola tricuspide ha bisogno di nuove tecnologie”.

David Frati