
La solitudine e l’isolamento sociale rappresentano fattori di rischio molto importanti per l’insorgenza di malattia coronarica (Coronary Heart Disease, CHD) e ictus. Lo prova una meta-analisi pubblicata sulla rivista Heart e presentata al recente congresso dell’American College of Cardiology (ACC.17).
I ricercatori britannici del Department of Health Sciences dell’University of York di Heslington, coordinati da Nicole K. Valtorta, hanno preso in esame 16 database alla ricerca di studi longitudinali svolti in Paesi sviluppati prima del maggio 2015. Due revisori indipendenti hanno selezionato severamente gli studi ed estratto i dati: dei 35.925 studi rintracciati, solo 23 hanno soddisfatto i criteri di inclusione, per un totale di 4628 CHD e 3002 ictus registrati. Relazioni sociali ed affettive carenti si sono rivelate associate a un aumento del 29% del rischio di CHD (RR 1,29, 95% CI da 1,04 a 1,59) e un aumento del 32% nel rischio di ictus (RR 1,32, 95% CI da 1,04 a 1,68).
Si tratta di un impatto del tutto sovrapponibile a quello di fattori di rischio psicosociali già studiati in passato, come l’ansia o la perdita del lavoro. Al netto di possibili bias sempre in agguato in studi del genere, la meta-analisi pubblicata da Heart supporta la necessità di interventi sociali a supporto degli individui più fragili, anche nel quadro di strategie di prevenzione di patologie cardiovascolari o di altra natura: programmi educazionali, attività sociali, terapia cognitivo-comportamentale. Spiega la Valtorta: “I medici di famiglia e cardiologi – come gli altri specialisti – hanno un ruolo essenziale nell’individuare i loro apzienti a rischio di isolamento sociale e avviare per loro un supporto adeguato”.
David Frati
▼ Valtorta NK, Kanaan M, Gilbody S, Ronzi S, Hanratty B. Loneliness and social isolation as risk factors for coronary heart disease and stroke: systematic review and meta-analysis of longitudinal observational studies. Heart 2016;102:1009-16.