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Chest Pain Choice: la condivisione medico-paziente del percorso di cura nel dipartimento d’emergenza

By 27 Aprile 2016Marzo 30th, 2022No Comments
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Chest Pain Choice

Presentato da Erik Hess della Mayo Clinic all’ACC.16, questo studio si è proposto di valutare l’impatto di uno strumento decisionale, il “Chest Pain Choice” (CPC), sul percorso di cura del paziente che giunge in pronto soccorso con dolore toracico a basso rischio. Tale strumento orientato al paziente è costituito da un foglio informativo e descrittivo, corredato da grafici, che mira ad accrescere il grado di conoscenza del paziente del proprio stato di salute, facilitando l’interazione con il medico e la condivisione del percorso di cura da adottare.

Chest Pain ChoiceLo studio, condotto presso 6 dipartimenti d’emergenza di 5 stati americani, ha coinvolto 898 pazienti, dei quali 447 trattati con l’utilizzo del Chest Pain Choice e 451 sottoposti alle cure standard. A 30 giorni, nel braccio Chest Pain Choice vs standard care, 7 vs 4 pazienti sono stati sottoposti a rivascolarizzazione, 4 vs 1 hanno sviluppato un infarto miocardico e 1 vs 0 ha avuto un evento cardiovascolare avverso maggiore. L’incidenza globale di eventi più elevata nel gruppo sperimentale, seppur non statisticamente significativa, sembrerebbe propendere per un rischio più elevato associato all’utilizzo del Chest Pain Choice, anche se di fatto tutti gli eventi si sono verificati in pazienti per i quali, congiuntamente con il medico, era stato deciso il ricovero ospedaliero, quale conseguenza quindi del naturale decorso della malattia. Di contro, nei pazienti con Chest Pain Choice si è assistito ad una riduzione del 15% dei ricoveri per l’esecuzione del test da sforzo o dell’angio-tomografia rispetto al gruppo standard care (p<0.001), riduzione che si è confermata a 30 giorni (p=NS).

I pazienti del gruppo Chest Pain Choice sono risultati maggiormente consapevoli del loro rischio di essere colpiti da una sindrome coronarica acuta e delle opzioni di trattamento disponibili rispetto ai pazienti gestiti tradizionalmente (score medio 4.23 vs 3.56; p<0.001) ed hanno espresso un maggior grado di soddisfazione per i chiarimenti ricevuti. Il 66% dei medici del braccio Chest Pain Choice ha dichiarato di voler raccomandare l’utilizzo di questo strumento, che ritengono possa essere implementato anche in altri contesti decisionali.

Un sistema di cure personalizzato sta acquistando sempre più rilevanza in ambito clinico e, allo scopo di stimolare l’interazione medico-paziente, sono stati sviluppati diversi strumenti, alcuni dei quali si sono dimostrati in grado di migliorare la qualità delle decisioni, ma molti altri sono stati presto abbandonati per le difficoltà di applicazione in ambito clinico. In parte, il Chest Pain Choice è stato elaborato nell’ottica di ridurre inutili test e ricoveri ospedalieri. Il dolore toracico rappresenta la seconda causa più frequente degli accessi in pronto soccorso, ma nell’1.5% dei pazienti non viene correttamente posta diagnosi di sindrome coronarica acuta, con conseguente ricorso ad indagini diagnostiche avanzate in numerosi pazienti a basso rischio. E proprio in questa categoria di pazienti – ha affermato Hess – molti test forniscono risultati falsi positivi, inducendo a prescrivere ulteriori indagini spesso non necessarie, come la coronarografia e la ripetizione del test da sforzo. Questo eccesso di indagini diagnostiche è stato stimato in uno spreco di circa 3-10 miliardi di dollari all’anno. Un percorso di cura condiviso comporterebbe quindi anche un minor utilizzo delle risorse con conseguente riduzione dei costi. Tuttavia, il rischio è che il paziente sempre più informato e consapevole possa arrivare a prendere decisioni che si discostano da quanto raccomandato dalle linee guida e i medici devono allora essere pronti a fare fronte a questa evenienza.