
Gli studi randomizzati in aperto OSLER-1 e OSLER-2 (Open-Label Study of Long-Term Evaluation against LDL Cholesterol 1-2), presentati all’ACC 2015 e contestualmente pubblicati sul New England Journal of Medicine, sono un’estensione degli studi conclusi di fase 2 e 3, disegnati per valutare gli effetti a lungo termine di evolocumab, appartenente alla nuova classe di anticorpi monoclonali anti-PCSK9. Negli studi OSLER-1 e OSLER-2 sono stati randomizzati 4465 pazienti a evolocumab (140 mg ogni 2 settimane o 420 mg al mese) in aggiunta alla terapia standard o a terapia standard da sola. L’endpoint primario era costituito dagli eventi avversi correlati al trattamento, mentre gli endpoint secondari prevedevano le variazioni di colesterolemia LDL rispetto ai valori basali. Inoltre, sono stati esaminati i dati relativi agli endpoint esplorativi prespecificati (morte, infarto miocardico, rivascolarizzazione coronarica, ictus/attacco ischemico transitorio o ospedalizzazione per scompenso cardiaco o angina instabile).
Il 69.2% dei pazienti del gruppo evolocumab vs il 64.8% del gruppo terapia standard ha sviluppato almeno un evento avverso, di tipo severo nel 7.5% dei casi in entrambi i gruppi. L’incidenza di eventi avversi neurocognitivi è stata lievemente superiore nel gruppo evolocumab (0.9% vs 0.3%), in assenza tuttavia di una chiara correlazione con il conseguimento di bassi valori di colesterolo LDL. A 12 settimane, è stata osservata una riduzione dei valori di colesterolo LDL del 61% (da una mediana di 120 mg/dl a 48 mg/dl; p<0.001), che si è mantenuta all’analisi a 2 anni. I dati relativi agli endpoint esplorativi valutati ad un anno hanno evidenziato una riduzione significativa degli eventi cardiovascolari aggiudicati nel gruppo evolocumab, con un’incidenza pari allo 0.95% contro il 2.18% del gruppo sottoposto a terapia ipolipemizzante standard (hazard ratio nel gruppo evolocumab 0.47, IC 95% 0.28-0.78; p=0.003).
Studi precedenti avevano già dimostrato che evolocumab, colpendo selettivamente la proteina PCSK9, è in grado di conferire una netta diminuzione dei valori di colesterolo LDL rispetto al trattamento standard. A questo sembrerebbe aggiungersi ora un miglioramento dell’outcome cardiovascolare. In particolare, gli studi OSLER dimostrano che un trattamento intensivo con evolocumab in associazione a statine, rispetto a un braccio di controllo con solo statine, induce una riduzione del 53% di tutti gli eventi cardiovascolari maggiori inclusi nell’endpoint esplorativo, a fronte di una consolidato profilo di sicurezza.
Occorre tuttavia tenere in considerazione che questi studi sono condizionati dal limite della brevità del follow-up, che non consente ancora di stabilire con assoluta certezza l’efficacia di evolocumab nel ridurre l’incidenza di eventi avversi a lungo termine. Questi risultati preliminari sono estremamente promettenti – ha commentato Marc Sabatine, Direttore del TIMI Study Group – ma dovranno essere validati in uno studio di più ampie dimensioni, il FOURIER, attualmente in corso ed i cui risultati sono attesi per il 2017. Le evidenze disponibili a favore della chiara efficacia di evolocumab nel contrastare l’elevata colesterolemia LDL costituiscono certamente una solida base per poter auspicare effetti favorevoli di evolocumab in termini di riduzione anche degli eventi cardiovascolari maggiori.