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    “Cardiologia Digitale 2019”: a Roma uno sguardo sulla cardiologia del futuro

    • in Dai congressi -
    • 28/05/2019

    “La Sanità, così com’è configurata, non ci sembra più sostenibile, […] e le soluzioni che sono state prospettate non hanno sortito dei risultati”. La soluzione, secondo Fabrizio Ammirati, Direttore del reparto di cardiologia dell’Ospedale G.B. Grassi di Ostia (Roma), potrebbe invece provenire da un maggiore utilizzo delle tecnologie digitali, ancora poco sfruttate nel nostro Paese. Da qui l’idea di un congresso come “Cardiologia Digitale 2019” – di cui Ammirati è Responsabile Scientifico – tenutosi il 9 e 10 maggio presso l’Hotel Ergife di Roma.

    “Le possibilità sono enormi”, ha sottolineato il cardiologo del G.B Grassi di Ostia. Molte di queste sono state trattate nel corso di “Cardiologia Digitale 2019”, dallo sviluppo di piattaforme digitali utili a gestire i dati dei pazienti alle nuove tecnologie per la rilevazione dell’elettrocardiogramma. “La cardiologia si presta particolarmente all’uso di queste tecnologie innovative, perché sono già disponibili sensori molto raffinati”, ha aggiunto Ammirati. Uno degli ambiti più promettenti, non a caso, è quello del monitoraggio remoto dei pazienti.

    “La telemedicina è sempre stata limitata dalla necessità di impiantare un dispositivo”, ha commentato Stefano Urbinati, Presidente dell’Italian Federation of Cardiology. “Oggi invece questo monitoraggio avviene con un dispositivo completamente nuovo: lo smartphone”. Uno strumento, quindi, che ha dalla sua il vantaggio di essere già parte integrante della vita quotidiana del paziente. “Per questo la mobile health può essere una rivoluzione”.

    “Avere qualcosa che permette di valutare l’efficacia di ciò che hai fatto senza la necessità di impiantare un dispositivo ha reso il mio lavoro migliore”, ha spiegato Alessio Borrelli, cardiologo dell’Ospedale Policlinico Casilino di Roma. “In passato il sistema di monitoraggio poteva essere l’autopalpazione del polso, una procedura poco affidabile, soggettiva e difficile – ha aggiunto – fortunatamente oggi ci sono addirittura dei dispositivi da polso che sono facilissimi da usare e danno un trend di informazioni costanti sulla vita quotidiana del paziente”.

    Proprio sull’evoluzione delle tecnologie per il monitoraggio remoto era incentrata la relazione tenuta da Marco Rebecchi, anch’egli cardiologo presso l’Ospedale Policlinico Casilino di Roma. “I primi device erano costituiti dagli Holter ECG delle 24 ore – ha spiegato –, ora siamo arrivati (più o meno dieci anni fa) alla telemetria cardiaca ambulatoriale, che si basa sull’utilizzo di sensori indossabili e collegati alla cute del paziente che sono in grado di trasmettere il segnale elettrocardiografico a un e-Health Center o a uno smartphone”. Per quanto riguarda il presente e il futuro, sono poi in fase di sviluppo o validazione moltissime tecnologie e applicazioni, come ad esempio quelle basate sull’impiego di sensori fotopletismografici o di accelerometri. “La più promettente, perché è già presente oltre che futuribile, è l’Apple Watch”.

    C’è poi stato spazio anche per tecnologie le cui potenzialità in ambito cardiologico sono al momento solo immaginabili. È il caso, ad esempio, dei cosiddetti assistenti vocali – come Siri, Cortana o Google Assistent – in grado di riconoscere comandi vocali e di eseguire dei compiti associati. Ne ha parlato Danilo Ricciardi, cardiologo presso il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma. Dalla ricerca clinica al monitoraggio remoto, ha spiegato Ricciardi, le possibilità sono potenzialmente infinite. “Dal punto di vista del paziente potrebbe trattarsi di una rivoluzione; si pensi, ad esempio, a un paziente allettato che vuole comunicare con un Centro di emergenza”.

    Infine, a conclusione della giornata, si è parlato anche di social media con l’evento Aperitwitter. Durante il quale sono state illustrate le potenzialità che l’utilizzo di Twitter può avere per i medici e, in particolare, per i cardiologi. Anche se ancora poco utilizzato in Italia, questo social network offre infatti molte possibilità per un clinico, dall’aggiornamento professionale alla creazione di una rete di relazioni con colleghi provenienti da tutto il mondo.

    Livia Costa

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